A scuola dai Rom. Maestra una donna, Dijana Pavlovic Maestro un uomo, Santino Spinelli.

Pubblichiamo con piacere una riflessione di Maria Paola Patuelli (Rete Civile contro il razzismo e la Xenofobia
Comitato in Difesa della Costituzione) a margine dell’incontro “Emergenza Zingari?!” tenutosi durante il Festival delle Culture 2015.

Un incontro che ha fatto scuola al pubblico presente.
Informazioni e dialogo.
Nella migliore tradizione.
Il 6 giugno scorso, nel contesto del Festival delle Culture di Ravenna che, creando uno spazio di incontro, ha dato continuità ad un progetto avviato nel marzo scorso dalla Rete Civile contro il Razzismo e la Xenofobia di Ravenna, in occasione della settimana nazionale contro il razzismo.
In meno di un’ora abbiamo attraversato questioni e avuto informazioni che dissolvono stereotipi secolari.
I ROM chi sono? Marziani piovuti dal cielo? I dati storici dicono che sono un popolo deportato dall’India e arrivato in Europa nel quindicesimo secolo. Certo, hanno una stranezza rispetto alla storia degli altri popoli del mondo. Mai fatta una guerra. Mai azioni terroristiche, mai guerre di conquista. Nomadi per necessità e non – come dice la vulgata, a volte sostenuta anche dall’Opera Nomadi – per scelta. Che sia questa mitezza una delle cause della loro debolezza come popolo? E’ probabile, dato il contesto storico umano prevalente, dove l’ultima parola è in genere scritta dal ferro e dal fuoco.
Altra stranezza. Dijana e Santino, due persone giovani, sono laureati. Dijana è attrice e attivista per i diritti umani. Santino è docente universitario, scrittore e musicista noto ed apprezzato.
Cosa ci hanno insegnato?
Dei Rom, soprattutto in questi giorni molto caldi e poco informati, si parla molto. Ma con i Rom non si parla. Esistono o non esistono? Esistono come umani dotati di linguaggio o sono “cose” prive di linguaggio?
Dijana e Santino non solo parlano, ma lo fanno molto bene, con argomenti colti e forti. Ci parlano della loro storia passata e presente. I campi di sterminio sono stati inaugurati in Germania con campi di segregazione dei Rom. Il resto a seguire.
In Italia, oggi? L’Italia è al primo posto in Europa per odio verso gli ebrei, i rom, i musulmani, gli immigrati. Nell’ordine sopra detto. In Italia continua la “non politica” dei campi, che l’Europa disapprova. Dove sta il problema? O, meglio, di chi è il problema? Di chi è odiato o di chi odia? Di chi è costretto nei campi o di chi i campi li impone? Curzio Maltese (il venerdì di Repubblica, 12 giugno 2015) ci offre in sintesi alcuni numeri molto interessanti. In Europa i Rom sono 12 milioni. Di questi, in Francia un milione, in Spagna 800 mila, in Gran Bretagna 400 mila, in Italia 120 mila, l’1% dei 12 milioni. Solo la Germania ha un numero come il nostro, perché negli anni Quaranta Hitler fece “pulizia”. I Rom – dicono le risoluzioni dell’Europarlamento – sono “il popolo più discriminato d’Europa”. L’1% dei Rom europei, quindi, vive in Italia per la semplice ragione che sono quasi tutti italiani. Facciamo qualche simulazione. Vi immaginate la minoranza ladina costretta in campi? O i grecoalbanesi calabri? O i tedeschi dell’Altoadige? Il fatto è che una legge che applica la nostra Costituzione in merito alle minoranze linguistiche fu fatta, tardivamente, nel 1999. Ma di Rom non parla, come se fossero trasparenti, inesistenti. Non a caso Dijana è fra i promotori della proposta di legge di iniziativa popolare per il riconoscimento di tutti i diritti costituzionalmente previsti alla minoranza Rom. Proposta che stiamo sostenendo attivamente, raccogliendo firme e facendo informazione.
Santino, inoltre, non fa sconti neppure al suo popolo, che è stato complice di politiche sbagliate. A volte conviene, si fa per dire, mantenersi in una condizione di umiliante schiavitù, materiale e morale. Santino, già vent’anni fa, denunciò l’esistenza di “zingaropoli”, di fenomeni di corruzione che sulla complice pelle dei Rom ingrassava altri italiani non Rom. Non fu ascoltato e l’esito è sotto i nostri occhi – Mafia Capitale – in tutta la sua dirompente drammaticità. Il fatto è – dice Santino – che “zingaropoli” ha rovinato cinque generazioni di Rom, perché “ha ucciso la nostra anima”. Per fortuna, questo non è del tutto vero. La prova la troviamo in Dijana, che denuncia Bonanno dopo la aggressione avvenuta a “Piazza pulita”, con Bonanno che le urla “siete la feccia della società”. Bonanno, europarlamentare legista. L’anima molto viva di Dijana lo ha denunciato, come è giusto fare nel rispetto della legge, da brava cittadina.
La buona notizia è che ci sono Rom, come Santino Spinelli, Dijana e molti altri, per ora minoranze d’avanguardia – ma tutti i movimenti politici cominciano così – che hanno cominciato a fare politica e ad uscire dal generico lamento e dalla complicità con un assistenzialismo che ingrassa altri e non sposta di un centimetro la loro condizione. A chi sono andati i 24 milioni di euro spesi in un anno per l’assistenzialismo ai Rom? Briciole ai Rom, se pensiamo che solo per uno sgombero – a Roma – si spendono anche 2 milioni di euro.
E’ nato quindi un nuovo movimento politico che vede persone Rom protagoniste in prima persona.
Stanno cercando e costruendo alleanze per sollecitare politiche che riconoscano i loro diritti costituzionalmente fondati. Il loro motto è “poca assistenza, molta politica”. Per la casa, la scuola, la salute, la cultura, il lavoro. Prima di conoscere personalmente Santino Spinelli – gran bella persona, prima ancora che bravo Rom – ho avuto il grande piacere di incontrare sue parole a Berlino.
Il 24 ottobre del 2012 il presidente della Repubblica tedesca e Angela Merkel hanno inaugurato – a due passi dal Reichstag e a due passi dal memoriale della Shoa – il monumento dedicato allo sterminio dei Rom e Sinti, il Porrajimos, come i Rom chiamano il genocidio da loro subito. Campeggia, nel monumento, una poesia di Santino Spinelli, italiano Rom. Ho sentito un piccolo sussulto di orgoglio patriottico. Che bello, Santino è italiano, come me.

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